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Co-projecting

Sul fronte delle imprese più strutturate presenti nella community, la domanda è d’obbligo: a che titolo dovrebbero essere disposte a condividere le proprie risorse sia in termini economici che di know how, al di là di un’azione puramente filantropica?
Si pensi ad una microimpresa, con due soci titolari, due collaboratori con contratti a progetto, qualche stagista saltuario, e una serie di collaboratori e consulenti esterni, coinvolti saltuariamente a seconda delle commesse. L’obiettivo di questo tipo di imprese è la crescita, sia in termini di fatturato sia di posizionamento stabile sul mercato. Crescita che necessita di continui aggiornamenti professionali per risultare competitivi e soddisfare le richieste di un mercato che sempre più si internazionalizza.
Oggi i committenti si rivolgono ad un mercato globale per forniture e consulenze, il livello dell’offerta si deve adeguare a questa dimensione extraterritoriale. Ipotizzare una crescita per questo tipo di imprese, significa trovare sempre nuove committenze che permettano di accantonare surplus da destinare al pagamento di personale qualificato stabilizzato, all’aggiornamento tecnologico e alla diversificazione dell’offerta (è noto come in Italia l’accesso al credito bancario per le microimprese sia praticamente inipotizzabile). Di fatto imprese di questa dimensione, più che crescere, si stabilizzano su questa dimensione sia a livello di organico che di fatturato.

Dal loro punto di vista la community di coworking rappresenta un’opportunità per:

  1. diversificare l’offerta di prodotti e servizi
  2. avere a disposizione una platea di collaboratori diversificata

Disporre di gruppi di lavoratori indipendenti che sviluppano progetti equivale a poter creare delle sinergie attraverso lo strumento citato del co-projecting. Quindi diversificare l’offerta in termini di servizi e di prodotti e sperimentare soluzioni innovative senza assumersi in toto il costo della parte progettuale.
Anche per quanto riguarda il personale stabile e i collaboratori, se i primi sono necessari per gestire i flussi di lavoro acquisiti (ma il costo mensile è sempre più proibitivo), i collaboratori, viceversa, in quanto liberi professionisti, non garantiscono la presenza puntuale secondo le necessità dell’impresa. Anche in questo caso il coworking rappresenta una soluzione credibile per queste esigenze.

All’interno del contenitore Millepiani, le imprese possono stabilire rapporti sinergici strategici con altre aziende dello stesso livello, oltre ad avere a disposizione una platea di collaboratori che si arricchisce con il tempo per specificità e dimensioni.
Le imprese, a vario titolo, sono quindi motivate ad entrare più stabilmente nel circuito Millepiani. Millepiani è un contenitore appunto, un involucro permeabile, attraversato da flussi, dove domanda e offerta si incontrano, dove si creano alleanze, sinergie, collaborazioni: dove evolve la retorica dell’impresa privata, dove si sperimenta una nuova dimensione del “servizio pubblico”.