Cohousing, Coworking e transizione ecologica / 2° ABC Stefano Rodotà
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Cohousing, Coworking e transizione ecologica
Seminario 2 – Modelli di sviluppo e finanziamento, comunità energetiche ed esperienze
L’Associazione Beni Comuni “Stefano Rodotà” propone un ciclo di seminari sul tema del cohousing, del coworking e della transizione ecologica a Roma e Millepiani supporta l’iniziativa come media-partner.
Evento organizzato dall’Associazione Beni Comuni “Stefano Rodotà”
Mediapartner: Millepiani APS
Sito web: abcbenicomuni.it >>
22 aprile ore 18.00
Dirette Facebook:
https://www.facebook.com/MillepianiCoworking/ >>
https://www.facebook.com/abcbenicomuni >>
Millepiani – Via Nicolò Odero 13 – Roma
Interventi Seminario 2 – Modelli di sviluppo e finanziamento, comunità energetiche ed esperienze
Moderano il seminario Marco Giustini, Maurizio Maturi e Antonella Trocino di ABC Stefano Rodotà.
Dario Tamburrano – già europarlamentare, promotore della normativa sull’autoconsumo e sulle comunità energetiche rinnovabili (CER) nel corso della stesura della nuova Direttiva europea sulle energie rinnovabili
Enrico De Tuglie – ingegnere, docente Politecnico di Bari, uno dei massimi esperti di generazione distribuita di energia, decentramento, smart grid e democrazia energetica.
Approfondimento dei modelli di sviluppo e finanziamento dei progetti di cohousing con:
Marco Tabbia – amministratore delegato di “Homes4All” di Torino
Matteo Robiglio – presidente “Homers” di Torino
Irma Missaglia – direttore generale Cooperativa sociale “Simpatia” di Como
Dalla presentazione del ciclo di seminari
Il cohousing è una forma di abitare collaborativo, connotata da termini come “collettivo”, “partecipativo”, “auto-organizzato”, “co-progettato”, che porta al ripensamento dell’abitare come bene comune, basato sul principio della trasformazione e del miglioramento delle condizioni sociali per mezzo di pratiche abitative di condivisione di spazi, servizi ed impianti energetici comuni. Le due tipologie riconoscibili di cohousing sono quella sociale o assistenziale e quella intenzionale o non assistenziale.
In particolare, a Roma riteniamo che cohousing intenzionale e sociale possano coesistere in un’unica progettualità perché lo standard edilizio esistente, basato sulla micro-proprietà, impedisce di fatto di costituire cohousing intenzionali basati su più appartamenti individuali e spazi comuni in uno stesso edificio, ma solo coabitazione all’interno di uno stesso immobile in cui ogni coabitante dispone solo di stanze e bagno.
Il modello abitativo risponde a diverse esigenze:
• quella di implementare la transizione ecologica, attraverso la costituzione di comunità energetiche ed il riuso di spazi e manufatti in stato d’abbandono;
• quella di facilitare socialità e mutuo aiuto, attraverso la coesistenza di spazi privati e di spazi condivisi per attività comuni;
• quella di arricchire la rete dei servizi culturali e socio-sanitari di prossimità, rendendola fruibile sia dagli abitanti del cohousing, che dai residenti del quartiere di insediamento;
• quella di avviare lavori “green” e di cura che la collettività dei residenti genera;
• quella di rappresentare un antidoto alla solitudine che può accorciare le distanze sociali tra giovani e anziani, tra “abili” e “disabili”, tra persone di nazionalità e cultura diversa.
Occorre che le pubbliche amministrazioni si facciano carico della realizzazione di servizi infrastrutturali efficienti, facilitando percorsi di co-progettazione. Per quanto attiene la rigenerazione urbana, va considerato il recupero di insediamenti degradati attraverso la realizzazione di servizi adeguati ed il recupero di immobili in stato di abbandono, con variazioni d’uso a favore dell’abitare collettivo. Questi interventi sono da considerarsi prioritari nel contesto metropolitano romano dove, il già critico consumo di suolo, rende necessario “costruire sul costruito”.
Molto importanti, al fine di determinare la qualità della convivenza sociale, rivestiranno le strutture dedicate alla “democrazia” interna ed esterna al cohousing, all’aggregazione sociale e allo sviluppo culturale e artistico: i luoghi assembleari, i luoghi di incontro, le biblioteche, le sale per proiezioni e rappresentazioni teatrali, gli spazi verdi, i servizi per l’infanzia, i servizi sanitari e di assistenza, le strutture per l’acquisto e la conservazione di beni alimentari, gli spazi dedicati agli approvvigionamenti energetici, le aree di ristorazione comuni ed i servizi di trasporto collettivo di beni e persone.
A fondamento dell’abitare collaborativo dovrà essere definita una “carta della qualità della vita”, non solo concernente i valori edilizi ed urbanistici, ma anche il livello di benessere e i canoni di convivenza civile e sociale nei quali la comunità dei cohousers si riconosce. In tal senso, si auspica che il cohousing non si limiti a rappresentare una semplice condivisione di beni e servizi, ma diventi un modello che possa contribuire al recupero ed allo sviluppo di una nuova visione culturale dell’abitare, che contrasti la crescente povertà relazionale e il deficit di democrazia della nostra società.