Human Factor / Il segno del cambiamento 
Human Factor. Il segno del cambiamento

Sinistra Ecologia Libertà
Permanente – 23/24/25 gennaio alle ore 10,Via Turati 34, Milano

Sinistra Ecologia Libertà promuove un appuntamento nazionale di riflessione e di ricerca, per innovare la sinistra e l’ecologismo italiani. Per rendere praticabile una prospettiva, insieme culturale e politica, una strada alternativa, per dare un significato non retorico alle parole futuro e società partendo dalla qualità della vita delle persone.
HUMAN FACTOR esce dalla concezione della politica come pura comunicazione, dalla catena di annunci in cui sembra rinchiudersi il dibattito e vuole dare spazio alla realtà della vita umana che irrompe sulla scena pubblica dell’Italia in crisi.
Si tratta di un incontro aperto, a cui potranno partecipare tutti i cittadini, intellettuali di diverse provenienze culturali, esponenti politici dell’intera sinistra italiana e internazionale, attivisti delle realtà sociali che si battono per una società migliore.
Sul sito www.humanfactorlab.it >> si trovano i primi documenti e contributi alla discussione (tutti commentabili!). Giorno dopo giorno saranno pubblicati nuove riflessioni e le informazioni complete sui laboratori, sui partecipanti ed altri avvenimenti che si svolgeranno nella tre giorni di Milano.

LABORATORIO DEL 24 alle 13.30 – Coworking, Fab Lab ed economia collaborativa
Relatori: Millepiani – Roma, Leonardo Zaccone (FabLab Roma Makers ), Flavia Spizzichino (Cowo 360 – Roma), Andrea Paracchini (Coopératives d’activité et emploi – CAE – Francia) Stefania Burra (Lab121 – Alessandria), Tatiana Marchisio (Progettista cooperante), Marta Bonafoni (conisgliera regionale Lazio), Aldo Bonomi Fondatore e animatore dell’Istituto di Ricerca Aaster (Milano), Giovanni Petrini (Avanzi) Coordina: Massimiliano Smeriglio (Coordinamento nazionale SEL)
Vai alla pagina del laboratorio ed inserisci i tuoi contributi >>

Da diversi decenni nei Paesi ad economia avanzata, si è sviluppata una realtà lavorativa/produttiva che si colloca in una area intermedia tra la libera professione e l’attività di impresa. Questa realtà oggi sembra che abbia accelerato la propria crescita, e che stia diventando realmente significativa in termini di occupazione (soprattutto per i giovani con un profilo di conoscenze e capacità medio alto) e creazione di ricchezza.

Non si tratta di un fenomeno effimero o l’inseguimento di un’utopia. Si tratta con tutta evidenza della sperimentazione creativa di una nuova modalità di organizzare il lavoro, che vede gli spazi condivisi di lavoro come “aggregatori” di queste nuove figure produttive partorite dal terziario avanzato, la cui rilevanza in termini economici e sociali è stata riconosciuta ad esempio da Il Sole 24 Ore. In un articolo apparso il 24 dicembre 2013 scriveva “Anche il nostro Paese si è tuffato nelle acque dell’economia collaborativa: in particolare, nell’ambito dei trasporti, delle energie, dell’alimentazione e del design. (…) Le start-up italiane allargano la piattaforma dei partecipanti al consumo collaborativo offrendo prodotti di qualità a prezzi contenuti. Non solo. La trasparenza e l’informazione capillare via web asciugano i costi di transazione”.
La creatività, la capacità di collaborare, l’uso intelligente delle nuove tecnologie, un alto livello di competenza professionale sono quindi i punti di forza che stanno accompagnando l’espansione di questo insieme di micro imprese e di professionisti.

Infatti, dalla ricerca della Fondazione Ivano Barberini “Work together – Right Now, coworking, cooperazione e creatività” al 10 marzo 2014, si contano in Italia 246 strutture attive tra coworking e fab lab, di cui il 61% nel nord, il 24% nel centro, il 15% nel sud e isole.

Chi frequenta gli spazi condivisi di lavoro? Non solo giovani, la fascia di età è dai 25 ai 40 anni, sia maschi che femmine in egual misura, in maggioranza laureati, senza discipline prevalenti.

La realtà di cui ci stiamo occupando è emblematica di quel vasto mondo del lavoro dove il concetto di welfare è quasi del tutto sconosciuto. Scarsi e poco chiari sono i diritti, minima o assente è la sicurezza sociale. Complesso e fondato su una scarsa comprensione è il rapporto con le Pubbliche Amministrazioni. E quello con le banche e le istituzioni finanziarie non è certo migliore.
Nonostante ciò gli spazi condivisi di lavoro riescono a creare innovazione e valore, quest’ultimo non inteso esclusivamente in senso economico, costituendo un “modello” che promuove e sostiene l’autoimprenditorialità, l’accesso all’occupazione, il mutualismo, in grado inoltre di interpretare al meglio nuovi modelli di impresa improntati sulla decrescita e sulla sostenibilità sia sociale che ambientale dell’impresa stessa.

Nel vuoto di rappresentanza queste strutture sono ormai le uniche “istituzioni di prossimità” capaci di aggregare quell’universo del lavoro cosiddetto “atipico”, intermittente, precario che dir si voglia, escluso da qualsiasi forma di tutela e di welfare, ma che nell’autorganizzazione produce innovazione. Esse possono accompagnare gli Enti Locali nella progettazione e nell’attuazione di politiche attive sul lavoro che superino i tradizionali strumenti assistenziali, abilitando i soggetti all’acquisizione di nuove competenze qualificate, a creare valore attraverso la condivisione e la collaborazione tra pari.

Per quanto qui brevemente elencato promuoviamo un confronto tra le strutture territoriali e le reti di spazi condivisi di lavoro, che conduca all’elaborazione di un testo condiviso che sia strumento per una proposta politica, nel quale si evidenzi:

– L’interesse pubblico nel favorire la creazione e il buon funzionamento di spazi condivisi di lavoro dedicati a freelance, alle persone fisiche, ai soggetti dotati di Partita IVA, alle microimprese e alle PMI;

– La funzione pubblica (l’attività svolta da un soggetto non nel proprio interesse ma nell’interesse della collettività) svolta dagli spazi condivisi di lavoro;

– il riconoscimento formale della modalità mutualistica di organizzazione del lavoro svolta dagli spazi condivisi di lavoro.

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